“Lavoro in smart working? Non ti possono chiedere dove ti trovi”: ufficiale, vietata la geolocalizzazione I Il datore di lavoro non si può permettere, è privacy

Persona al computer (Pixabay) - il democratico.it
Se sei in smart working, il datore di lavoro non è tenuto a sapere dove ti trovi e non può neppure geolocalizzarti. La legge lo vieta.
Essere in smart working consente di svolgere il proprio lavoro a distanza. Non quindi in ufficio, ma in qualsiasi luogo si voglia, per esempio a casa.
Questo attraverso degli strumenti audiovisivi, come il computer e il telefono, che possono essere propri o aziendali. Dispositivi che però non possono essere controllati dal datore di lavoro.
La legge prevede che il datore di lavoro non può controllare il dipendente che lavora in smart working o rischia di essere sanzionato.
“Brocardi.it” riporta il caso di un’azienda, che ha dovuto pagare 50.000 euro per aver geolocalizzato i propri dipendenti. L’azienda rilevava la posizione geografica dei suoi dipendenti mentre lavoravano da remoto.
Una multa per aver violato la privacy
Nel caso riportato da “Brocardi.it”, l’azienda sanzionata controllava la posizione geografica di cento dipendenti, nel momento in cui questi svolgevano l’attività lavorativa da remoto. È stato il Garante della Privacy a infliggere tale sanzione.
Tuttavia l’azienda non è stata sanzionata perchè ha controllato i dipendenti, ma perchè ha violato la loro privacy. La legge infatti non punisce le aziende che controllano i dipendenti che lavorano a distanza, ma quelle che non rispettano la loro privacy. Le aziende infatti possono controllare i loro dipendenti, ma solamente se si rispettano alcuni limiti.
Non può violare la privacy per legge
“Brocardi.it” indica che secondo quando riportato dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, l’installazione di strumenti di controllo a distanza, come i sistemi di geolocalizzazione, è consentita solamente per esigenze organizzative, produttive o per la tutela del patrimonio aziendale. Tuttavia, occorre un accordo sindacale per poter usare questi strumenti o in alternativa l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro.
La legge 81/2017 indica poi che l’accordo individuale di smart working deve specificare le modalità d’esercizio del potere di controllo da parte del datore di lavoro. In pratica, il lavoratore dev’essere informato sulle modalità d’uso degli strumenti di lavoro e sui controlli effettuati. In pratica il datore di lavoro può controllare il proprio lavoratore, ma solamente a delle condizioni e senza che leda la sua privacy. Pena le sanzioni.