Ultim’ora – Approvata la ’TASSA sugli AFFITTI”: casa non è tua ma ci paghi l’imposta I Obbligatorio da Giugno: tanto vale indebitarsi a vita col mutuo

Anziana disperata (pexels) democratico.it
Impensabile, ma è successo davvero: da oggi in poi non hai più casa tua di proprietà. Paghi per viverci.
Una volta si diceva che l’importante fosse avere un tetto sopra la testa. Oggi quel tetto, più che un sogno, sembra un miraggio. Comprare casa è diventata una missione videoludica: prezzi alle stelle, mutui sempre più difficili da ottenere e stipendi che restano ancorati agli anni ’90.
La famosa casa di proprietà, simbolo di stabilità e indipendenza, oggi è fuori portata per tantissimi. E così, sempre più italiani vivono in affitto. Ma anche qui la situazione non è proprio rose e fiori. Affittare, almeno sulla carta, dovrebbe essere una soluzione flessibile e sostenibile.
Ma tra richieste assurde dei proprietari, depositi cauzionali tripli, spese extra e condizioni spesso fuori mercato, trovare una sistemazione decente a un prezzo umano è ormai difficile. Le città poi sono diventate vere e proprie giungle immobiliari, con annunci che spariscono nel giro di ore e file di aspiranti inquilini che si presentano con CV, buste paga e magari anche una lettera di referenze.
Generazione in bilico
A pagare il prezzo più alto di tutto questo sono soprattutto i giovani. I millennial, ma anche buona parte della Gen Z, si trovano intrappolati in una situazione che non hanno scelto. A differenza dei boomer, che negli anni ‘80-’90 riuscivano a comprare casa con un lavoro fisso e mutui più accessibili, oggi i trentenni fanno fatica.
La cosa riguarda anche solo risparmiare per un anticipo. Le congiunture economiche, l’aumento del costo della vita, i contratti precari e gli stipendi stagnanti rendono impossibile pensare a un acquisto. L’affitto, quindi, non è una scelta, ma l’unica opzione.
La tassa sugli affitti
Il mercato degli affitti in Italia è diventato un vero labirinto. Le forme contrattuali più diffuse sono due: il contratto a canone libero (4+4 anni) e quello a canone concordato (3+2). Quest’ultimo dovrebbe calmierare i prezzi in cambio di vantaggi fiscali per il proprietario. Ma non sempre questa scelta viene applicata, e spesso i canoni continuano a salire. La registrazione del contratto è obbligatoria all’Agenzia delle Entrate, e molti proprietari scelgono di applicare il regime della cedolare secca. Questo comporta un abbattimento dei costi e un risparmio significativo.
Peccato però che il risparmio spesso non venga “girato” all’inquilino. Tra tutti, il settore più critico è quello delle stanze singole, specialmente nelle città universitarie. Milano, Bologna e Firenze sono diventate irraggiungibili: una singola può arrivare a costare oltre 600 euro al mese. Da giugno sarà perciò obbligatorio agire in questo modo e utilizzare questo tipo di regime.